Comunità Migranti Don Bosco 2000
La comunità diffusa di Aidone nasce a seguito dell'approvazione del progetto SPRAR, gennaio’14 e attiva l'accoglienza migranti in appartamento.Il programma SPRAR- Ministero dell'Interno-intende attuare un'accoglienza integrata, comprendente dei servizi minimi inclusi in tre grandi aree: assistenza, tutela e integrazione: orientamento e tutela legale, orientamento e assistenza sanitaria, alfabetizzazione, inserimento abitativo, sociale e lavorativo. Obiettivo principe è la piena autonomia
venerdì 28 novembre 2014
martedì 18 novembre 2014
lunedì 13 ottobre 2014
Laboratori per immigrati Aidone. Insegnamenti su ballo e canto, attività manuali, sport e integrazione
Aidone. Partiranno, nella prima metà di ottobre, quattro laboratori per i giovani immigrati della Comunità diffusa di migranti gestita dall'associazione Don Bosco 2000, la cui connotazione educativa ha l'obiettivo di trasmettere i valori del rispetto delle persone, il mantenimento dell'ordine e la capacità di cooperare. Uno dei laboratori è quello di ballo e canto, gestito dall'associazione Starlight di Gaetano Calì (due volte a settimana). Il laboratorio nasce con il duplice scopo di condividere, insieme ai ragazzi, tramite il ballo: esperienze emotive, relazionali e creative attraverso il corpo e il movimento; con il canto: di esplorare le possibilità creative della voce in relazione con il corpo. Il laboratorio delle attività manuali e della socializzazione (due volte a settimana) sarà invece curato dalla Pro Loco, presidente Giuseppe Birritella. Un'"officina" che stimolerà le abilità manuali, la fantasia e la creatività, divertendosi e insegnando nuove regole degli spazi, dei materiali e dello stare insieme. Il laboratorio "Tutti uniti dallo sport" (due volte a settimana) è curato dall'associazione dilettantistica "I Cavalieri della contessa Adelasia", presidente Lorenzo Menta e nasce da una riflessione pedagogica, sintetizzata in due principi: è sempre necessario avanzare per mettere in difficoltà l'avversario, così come si deve fare nella vita, in momenti sia positivi sia negativi, perseverando nell'impegno senza mai scoraggiarsi; è indispensabile sostenere il compagno che attacca e difende, così si stimola il senso di solidarietà e lo spirito di cooperazione. Attraverso il gioco, infatti, si acquista la destrezza nell'interiorizzare le regole, nel rispettare le decisioni delle figure di riferimento, nel diventare consapevoli di sé e nel creare "gruppo" partecipando attivamente, in quanto chiunque è importante e indispensabile non solo per vincere ma soprattutto per giocare. Il laboratorio interculturale (due volte a settimana), curato da "Giovani orizzonti" di Paola Di Marco e Anna De Martino intende infine sviluppare la capacità di concentrazione, di ascolto e di creare un clima partecipativo utile a decodificare i messaggi e a coglierne le valenze socio-culturali con proiezioni di film e video appositivamente selezionati ai quali seguiranno dibattiti. La dott. Giuseppina Pellegrino, educatrice di comunità spiega: «Nella gestione delle attività sono stati coinvolti giovani di alcune associazioni aidonesi, col ruolo di tutor». Le attività si svolgeranno presso la palestra e i locali comunali.
mercoledì 1 ottobre 2014
Comunità Migranti Don Bosco 2000: La Sindrome di Ulisse - segnalato da Andrea Rissig...
Comunità Migranti Don Bosco 2000: La Sindrome di Ulisse - segnalato da Andrea Rissig...: Fonte: la Repubblica Ansia e nostalgia, la sindrome di Ulisse DIECI anni fa nessuno ne parlava, oggi diventa sempre più preoccupante il nu...
Sindrome d’Ulisse:La salute mentale degli immigrati e la latitanza delle istituzioni pubbliche
Sindrome d’Ulisse:La salute mentale degli immigrati e la latitanza delle istituzioni pubbliche
Edgar J. Serrano
(*)
“Sindrome d’Ulisse”. E’ questa la patologia che da alcuni anni sta colpendo tantissimiimmigrati presenti in Italia. Che si sappia, nessuno nel paese si sta occupando diapprofondire questa problematica perché si fa finta di non sapere o, semplicemente,non si vuol far sapere.La Sindrome d’Ulisse rimanda allo stress cronico e multiplo che soffre lo straniero chevive l’esperienza dell’immigrazione; si aggancia simbolicamente alla figura dell’eroedell’Odissea per paragonare la
vita da migrante
con le avversità e i pericoli che ilpersonaggio di Omero visse in terre sconosciute, lontano dai suoi familiari e amici. Lasindrome, in altre parole, si caratterizza per l’apparizione di un vasto insieme di sintomipsichici e somatici che s’inquadrano nell’area della salute mentale. L’accostamento conUlisse fu proposto qualche anno fa da un caro amico e collega di ricerca, lo psichiatraspagnolo Joseba Achotegui, e vorrebbe descrivere la condizione mentale in cui sitrovano gli immigrati che sono costretti a vivere in condizioni di grave disagio per untempo troppo prolungato. Queste condizioni, unite alla loro durata temporale,provocherebbero nel migrante un vero e proprio processo di ristrutturazione dellapersonalità.La Sindrome d’Ulisse si starebbe accentuando in questi ultimi anni a causa dellagraduale ma decisa eliminazione dell’offerta pubblica d’integrazione per gli immigrati,dalla perdita del posto lavoro e dalla difficoltà di trovarne subito un altro ma anche dalladiffidenza e ostilità degli italiani nei confronti della loro presenza.Non è un segreto che, negli ultimi anni, le condizioni di vita e di lavoro degli immigratipresenti in Italia siano peggiorate. Questo peggioramento costringe un numero semprepiù alto d’immigrati ad affrontare situazioni materiali e psicologiche insostenibili chefanno emergere in tantissimi di loro un inquietante quadro patologico in cui s’intreccianoelementi di depressione, stati di confusione, crisi d’ansia e dolori somatici.Gli immigrati più colpiti dalla Sindrome d’Ulisse sono, spesso, quelli che nonpossiedono un regolare permesso di soggiorno. In ogni caso, la Sindrome non fadistinzioni tra immigrati clandestini, immigrati irregolari e immigrati regolarmentepresenti nel territorio o tra chi già possiede un lavoro e chi ancora lo cerca.Ma, quali sono i sintomi della Sindrome d’Ulisse? Achotegui sostiene che la base deisintomi è riscontrabile in un insieme di situazioni iniziali che vanno dalle condizioni delviaggio al terrore intimo esperimentato dallo straniero durante la traversia; dalleangherie subite da gruppi criminali una volta arrivato a destinazione all'ansia procuratadal dover trovare subito un lavoro; dall’esigenza di mandare più soldi possibili allafamiglia lasciata nel Paese d’origine alle condizioni precarie di vita nel Paese d’arrivo. Iltutto in totale solitudine, cioè senza sostegno alcuno da parte di amici o parenti.La sintomatologia tipica della Sindrome d’Ulisse rimanda a diverse aree dellapsicopatologia. Le sintomatologie dell’area depressiva, per esempio, riguardano latristezza, il pianto, il sentimento di colpa e l’idea della morte.
Quelle dell’area dell’ansietà sono, invece, il nervosismo, le tensioni, l’irritabilità, lericorrenti preoccupazioni e l’insonnia.L’immigrato interpreta spesso questi sintomi come frutto della cattiva sorte provocatadal malocchio che “qualcuno” gli ha fatto o dalla stregoneria. Altri interpretano la propriasituazione come un castigo divino per aver infranto qualche norma sociale del gruppod’appartenenza come, per esempio, l’aver rifiutato di sposare la parente indicata dallafamiglia, oppure per aver offeso qualcuno.Una variante interessante della Sindrome d’Ulisse può essere considerata quella chenei Paesi dell’Est europeo comincia a essere conosciuta come
Sindrome Italia.
Ladifferenza con la Sindrome d’Ulisse sta nel fatto che, mentre quest’ultima analizza lasituazione dello straniero che arriva, la Sindrome Italia, invece, si occupa anche dellasituazione degli immigranti che rientrano nei loro Paesi d’origine, dopo aver trascorso inItalia un certo periodo di tempo.La Sindrome Italia colpirebbe soprattutto le donne dell’est anche perché sono le loro lacomponente più corposa dell’immigrazione proveniente, in particolare, dalla Romanial’Ucraina o la Moldova.I medici dell’Est europeo, nel trattare i soggetti affetti da Sindrome Italia, parlano di“complesso di malattie mentali invalidanti, con illusioni di persecuzioni, di maltrattamentie ossessioni ricollegabili alle attività lavorative svolte in Italia”.La variante italiana della Sindrome d’Ulisse sembra sia nata in Moldova, Paese da cuiproviene una grossa comunità di migranti –in particolare donne- che vive, per lamaggior parte, a Roma e Padova.Tatiana Nogailic, cittadina moldava e membro di Assomoldave, spiega nel
blog
dell’Associazione che le maggiori difficoltà per i moldavi variano a seconda se si ha ono il permesso di soggiorno perché, quando si è irregolare, si è impediti di tornare inpatria e questo rende
inesistenti
le persone perché le isola dalla realtà.Per Tatiana, non essere in regola può far ammalare l'anima. Questo vuol dire sentirsiperseguitati e spiati. Vuol dire, inoltre, non uscire per mesi dalla casa in cui si lavoraperché una leggerezza può essere fatale e si è costretti all'isolamento per la paura diessere intercettati dalle forze dell'ordine. Al riguardo, la Nogailic aggiunge: "
Conoscodiversi connazionali che per l'abitudine al timore in Italia, al rientro in Moldova per lefeste, impallidiscono alla vista di un poliziotto
".Di fronte a questo preoccupante quadro sullo stato della salute mentale dei migranti,preoccupa la latitanza delle istituzioni pubbliche italiane nei confronti di una realtà inaumento. Già nel 2003 si stimava che il numero d’immigrati presenti in Italia e colpitidalla Sindrome d’Ulisse fossero circa 300mila. Oggi, con l’aumento del loro arrivo,l’acuta crisi occupazionale in corso e l’incremento delle ostilità nei confronti della loropresenza, ci sono fondati motivi per ritenere che tale stima si sia ampiamenteraddoppiata.
(*) Università di Padova (e.serrano@unipd.it
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