giovedì 28 agosto 2014

DALL’ALTRA PARTE. CONSIDERAZIONI DI FRONTIERA di Ersilia Cannata


La frontiera è duplice, ambigua; talora è un ponte per incontrare l’altro, talora una barriera per respingerlo. Spesso è l’ossessione di situare qualcuno o qualcosa dall’altra parte; la letteratura fra le altre cose, è pure un viaggio alla ricerca di sfatare questo mito dell’altra parte, per comprendere che ognuno si trova ora al di qua, ora al di là – che ognuno, come in un mistero medievale, è l’Altro.
 […] le linee di frontiera sono anche linee che attraversano e tagliano un corpo, lo segnano come cicatrici o come rughe, dividono qualcuno non solo dal suo vicino ma anche da se stesso.
[…] ogni confine ha a che fare con l’insicurezza e col bisogno di una sicurezza. La frontiera è una necessità, perché senza di essa ovvero senza distinzione non c’è identità, non c’è forma, non c’è individualità e non c’è nemmeno una reale esistenza, perché essa viene risucchiata nell’informe e nell’indistinto. […] Tanta parte della più grande letteratura moderna e contemporanea è segnata da un duplice rapporto dell’io con le proprie frontiere, col loro dissolvimento […] e irrigidimento, entrambi letali.
[…] Il modo migliore per liberarsi dall’ossessione dell’identità è accettarla nella sua sempre precaria approssimazione e viverla spontaneamente ossia dimenticandosene : così come si vive senza pensare tutto il tempo al proprio sesso, al proprio stato civile o alla propria famiglia, è anche meglio vivere senza pensare troppo alla vita. Purché si sia consapevoli della loro relatività, è opportuno accettare i propri confini, come si accettano quelli della propria abitazione[…]. L’ossessione della propria identità, che tanto più si circonda di frontiere quanto più persegue una propria e regressiva purezza, conduce alla violenza […]. Le diversità, riscoperte e giustamente apprezzate quali varianti dell’universale umano, ne diventano negazione se assolutizzate.
[…] sul nostro futuro si profila lo spettro della migrazione di innumerevoli uomini i quali, spinti dal dolore e dalla fame, probabilmente abbandoneranno le loro radici, le loro frontiere, provocando odio e paura, che a loro volta condurranno a erigere nuove barriere. È dalla qualità della risposta a questi spostamenti epocali –risposta che dovrebbe essere libera da odio e da demagogia sentimentale- che dipenderà l’esistenza o almeno la dignità dell’Europa.

Claudio Magris, Dall’altra parte, considerazioni di frontiera. ID., Utopia e disincanto. Storie speranze illusioni del moderno (1974-1998)